venerdì 22 aprile 2016

Chiodo scaccia chiodo:
funziona in politica?


Il proverbio è riferito alla sostituzione di un amore deluso con un altro di ripiego: sembra possa aiutare ad allontanare ricordi e a riempire un vuoto.
Ma quando questo vuoto è politico – e rappresenta una ferita del tessuto sociale, anziché del cuore – possiamo sperare in qualcosa di simile?

A prescindere dalle intenzioni, più o meno morali ed etiche, la politica non è pietà caritatevole, per quello c'è (o dovrebbe esserci) altra istituzione "non governativa". 

Partiamo dal presupposto (ineluttabile) che ogni sistema compiuto può essere sostituito soltanto da un altro sistema compiuto e non da schegge impazzite fuoriuscite da altri sistemi agonizzanti.
Basti pensare agli inquisiti di Tangentopoli: un attimo prima semidei sugli altari, un attimo dopo gettati nelle polveri.


E allora l'ascesa di Berlusconi amico di Craxi? Diranno i più curiosi.
Infatti.
Il "nuovo che avanza", se da una parte è rinfrancante sul piano della sedicente preparazione (auspicata) ed innovazione (piace ai giovani), dall'altra disillude gli esperti sulla validità del "prossimo", cioè, sull'ipotesi "avanti un altro, vediamo che fa".
Un aspirante sistema "buono e onesto, ma ingenuo" non ha mai governato e mai potrà governare per mancanza di requisiti minimi. 
Sbandierare onestà non basta: non è un "requisito", dovrebbe essere il "presupposto" della società perfetta, che, purtroppo, non esiste.

Ogni sistema compiuto, in quanto tale, predispone piani strategici e strumenti, affinché il potere rimanga saldo nelle proprie mani; soltanto l'errore irrisolvibile di un singolo di vertice può minarne le basi. 
Pensare che non sia così, è tragicamente ingenuo.
Ognuno, in tale sistema, infatti, è sacrificabile, sostituibile e – soprattutto – ricattabile.
È sciocco pensare che il sistema vigente rischi di venir disarcionato da un ostacolo posto da sé stesso.
L'innalzamento del numero necessario delle firme per istituire un referendum popolare non può significare altro, nella matematica certezza, che, chi conta, possa vincere agevolmente, anzi, ha già vinto, poichè dispone di bacini di consenso attivati da macchine elettorali oliatissime.

Il quorum – sic stantibus rebus – non è altro che l'ultimo baluardo democratico, cioè uno strumento per consentire al popolo di disertare colpi di mano, mascherati da beneficio al popolo stesso.
Si fa, inoltre, gran confusione tra tipologie referendarie, ma di questo ne parliamo un'altra volta.

Non ho mai consigliato il Sì, il No o l'astensione in alcun referendum: la democrazia si compie nella totale libertà di voto, "consigliare" è mafioso, ed è una pratica nota ai vecchi partiti.
Ho soltanto sostenuto una ipotesi secondo la quale, a mio giudizio, qualsiasi fosse stato l'esito, non vi sarebbe stata alcuna novità rilevante.
In questo sono più democratico di chi si professa tale.
Fate sempre quel che ritenete giusto e opportuno.

Giusto e "opportuno", già… L'opportunità è onestà? Non proprio.

Molti di quelli che hanno votato Sì, probabilmente, si spostano in automobile, che funziona a combustibile fossile. 
Non rilevano la contraddizione?
O il petrolio va bene, basta che venga da lontano? 
Non nel mio mare? Non nel mio territorio?
Dovrebbe essere "non nel mio pianeta", ma allora, non usate l'autombile.

Democrazia è votare, ma è anche essere liberi di non farlo, se si ritiene si tratti dell'ennesima beffa. 
Per me – ed evidentemente per molti altri etichettati e liquidati come ignavi – lo era.

Senza contare che troppi hanno scambiato un referendum per una consultazione politica idonea a mandare a casa Renzi. 
Probabile, addirittura auspicabile, ma rischioso: per cercare di ottenere due piccioni con una fava, si rimane sempre con la fava in mano. 
I calcoli "politici" li fanno anche – e soprattutto – gli altri, i volponi, usare uno strumento inadeguato è un suicidio. 
Non è colpa del quorum, ma della disinformazione istituzionale e della disorganizzazione.
E questo Renzi lo sa. 
E per questo se la ride.

La sversamento di petrolio in Liguria – Regione che ha la concentrazione del PIL di riferimento nelle attività portuali e ssiderurgiche – indicato come conseguenza del mancato raggiungimento del quorum, la dice lunga sulle capacità di discernimento del popolino.
I liguri utilizzano 2.037,8732757 kw (ultimo dato disponibile per anno e per utenza) di cui solo 0,41 Kw sono provenienti da rinnovabili (eolico o fotovoltaico).
Colpa dei governi che non le incentivano, d'accordo, ma quali sono le reali potenzialità delle rinnovabili con un rapporto di 1 a 4000 Kw di consumo?

L'articolo in proposito è uscito sul Fatto quotidiano, redatto – udite, udite – da un contro ammiraglio in pensione. 
Evidentemente, le navi che comandava andavano a piscio di fenicottero.
Quanta ipocrisia…

Potrei sbagliarmi, anzi, spero abbiate ragione, così il mio "realismo" sarà finalmente e legittimamente  definito come esagerato "pessimismo". 
Non potrei esserne più felice, ma dubito che ciò avverrà.

Pertanto continuerò a pensare che ci stiano regalando pistole giocattolo con le quali difenderci.
Anzi, armi che legittimino eventuali ritorsioni, sotto forma di penali o di cauzioni dagli importi catastrofici, alle quali non potremo fare fronte.
Non per procedure di infrazione europee (quelle sono leve politiche che Renzi sa già come trattare a suo vantaggio, purtroppo), ma per non aver rispettato clausole contrattuali con i petrolieri, scritte in carattere microscopico.

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