domenica 11 dicembre 2016

Miseria e nobiltà

 

C'era una volta un Re che aveva sudditi felici.
Essi pagavano le tasse, ma lo facevano volentieri, poiché il monarca, in cambo di servigi e balzelli, restituiva loro cose ben più importanti del denaro stesso.
Offriva sicurezza e la possibilità di svolgere mansioni e prestazioni correttamente retribuite, poiché scambiate in un'area "felix".
Così accadeva che il sarto e il calzolaio potessero permettersi buona alimentazione e che il contadino e l'allevatore potessero permettersi vestiti e calzature. Comodi e su misura.
Anche il commercio con le zone limitrofe era fiorente, poiché la fama della forza militare potenziale del regnante andava oltre i confini del Regno stesso, generando pace e prosperità.
Egli era rispettato da tutti – e tutti gli riconoscevano nobile lignaggio, derivato più dal comportamento che dal sangue reale – ma soltanto i suoi sudditi sarebbero stati disposti a combattere per lui: essi ne avevano stima, gli altri soltanto paura.

Un giorno, un vassallo di un feudo limitrofo – che era odiato dai suoi sottoposti poiché non utilizzava le tasse per rendere florida la propria comunità, ma per bramosia di conquista – dichiarò guerra al proprio Re, il governante dai sudditi felici.
Poiché – così facendo – era venuto meno al giuramento di fedeltà, le sue armate erano costituite solamente da spietati mercenari al soldo (soldati) che, si narra, sembra avessero la forza di dieci uomini ognuno.
I suoi sottoposti non combattevano per giuramento traslato al Re, né avrebbero potuto fisicamente: erano deboli e malati.
Inoltre rispettavano il vassallo per paura e non per stima.
Ben presto i mercenari disertarono uno ad uno, le derrate scarseggiavano: senza un popolo florido e produttivo e l'azzeramento dei commerci, la possibilità di pagare i soldati si ridusse, fino a sparire.

Gli ultimi "soldati" si vendicarono uccidendo il vassallo guerrafondaio caduto in miseria e partirono alla volta di un altro sciocco.
Il Re non dovette scoccare neanche una freccia e non uno dei suoi sudditi morì per mano di un mercenario.

Essere "signori" con i soldi è facile, è senza soldi che si distingue il vero Signore.
Ma, soprattutto, è fondamentale che la misura del rispetto sia sempre la stima e non la paura.

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